21 giugno 2012
Il grande mediatore
Cerchiamo di fare ragionamenti più o meno seri evitando catastrofismi qualunquisti e inutili ottimismi populisti. L’Italia ha problemi di impoverimento, disoccupazione trasversale e quindi di crescita. Anche se quanto fatto per le pensioni ed il rispetto del pareggio di bilancio consentono al paese di poter essere protagonista di una ripresa nazionale ed europea.
Non credo esistano bolle immobiliari e fallimenti bancari alle porte, l’Italia è seconda in Europa come prodotto manifatturiero raggiungendo l’attivo nel bilancio commerciale e, nel 2013, è possibile un segno positivo nel bilancio primario e quindi al di là degli interessi sul debito. Come si fa a non capire che chiedere un punto in più del giorno prima per comprare i nostri titoli di stato non copre l’alea di qualche nostro crack ma è solo volgare speculazione?
“Scusate se è poco” in questo marasma europeo che è generato anche dalla presenza nella Ue di paesi purtroppo storicamente non competitivi, al di là delle peculiarità nazionali. Paesi che forse era meglio tener fuori ed oggi, chissà, è difficile decidere nel merito. “Scusate se è poco” in vent’anni dall’abbaglio catartico di mani pulite che ha cancellato la base culturale ed ideale della politica di allora che, pur con i suoi errori e la corruzione statisticamente endemica che la pervase, rappresentava istanze non lontane dall’interesse generale. Consegnandocene un’altra, salvo non poche ed evidenti eccezioni, fatta da comprimari, seconde e terze file rispetto agli inizi degli anni novanta, da interessi macroscopici e vergognosi, da un’ignoranza storico economica di buona parte dei parlamentari certificata dalle interviste delle Iene.
Al di là delle gazzarre di Montecitorio e dell’ascolto di molti interventi dei seduti in parlamento. Per non parlare di un dualismo politico inconcludente e di una corruzione che certamente è peggiore e più intensa di quella precedente. Gli italiani, pur devastati, hanno resistito ed il governo Monti sta facendo il possibile. Le puntualizzazioni e le critiche di gran parte del così detto centrodestra sono ridicole ed ipocrite anche in considerazione delle responsabilità avute fino a novembre scorso per tre anni ed infarcite di bugie propagandistiche sulla crisi. Quelle della presunta sinistra alternativa sono scioccamente sterili. Quelle del Pd sono da interpretare ma restano spesso costruttive. Tralasciando il programma di Passera – prima di strapparsi i capelli fra stampa e presunti politici si rifletta sulla programmazione delle proposte – è necessario avviare le cessioni patrimoniali, senza ovviamente svendere o favorire gli amici degli amici, realizzare finalmente la riduzione delle spese inutili che affliggono politica, istituzioni e amministrazioni pubbliche, produrre una fiscalità più equa drenando “quattrini” da esenzioni insostenibili. Il tutto evitando chiacchiere da pollaio, ammiccamenti inutili ad opposizioni secessioniste che proprio domenica attraverso Maroni, con cravatta verde, e Bossi, con camicia verde, rilanciano contemporaneamente un riaggancio al Pdl se fa fuori Monti e l’ineluttabilità della secessione padana con il “senatur” capopopolo.
Una vera e propria squallida telenovela fra questuanti il potere perduto. E Monti, che piaccia o non piaccia, è stimato a livello internazionale come nessun altro oggi proponibile, dovrà mediare in Europa: fra gli entusiasmi di Hollande, la testardaggine e la presunzione cronica tedesca che speriamo si stemperi, l’approssimazione dell’Europea meridionale che deve trasformarsi in sapienza gestionale, le preoccupazioni della Lagarde – da noi anticipate su questo giornale – sulla necessità di fare presto. Proprio al fine di programmare gli Stati Uniti d’Europa con alcune esclusioni necessarie e senza dimenticare che l’America ragiona sempre in termini utilitaristici avendo un senso nazionale trasversale in campo economico e comunque sentendosi primo riferimento del pianeta.
L’idea di un’Europa stato federale, ma unitario, produce brividi nei quattro punti cardinali. Per non parlare della speculazione finanziaria che resta criminale e che con avidità spera in alcuni azzeramenti per investire complessivamente in tutto l’universo economico a tassi superiori. E questa criminalità finanziaria sarebbe messa in un angolo da un’Europa forte e coesa, capace di tutte le azioni economiche possibili per difendere il proprio territorio da conquiste straniere e dall’invasione di produzioni non qualificate e la qualità della vita dei propri cittadini. Auguri di cuore Professore!